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CYBER SECURITY FEMMINILE IN ITALIA: ECCO L'IDENTIKIT
Con Women For Security abbiamo deciso di lanciare la Survey sulla Cyber Security femminile in Italia, con lo scopo di ottenere maggiori informazioni sulle professioniste della Sicurezza Informatica nel nostro paese.
Questi dati, che ancora mancavano a livello nazionale, sono utili a fotografare la situazione delle Cyber Ladies italiane, i ruoli e le mansioni che ricoprono, ma soprattutto le difficoltà e le sfide che riscontrano.
Dieci mesi dopo, ecco il risultato …e qualche sorpresa.
Le Cyber professioniste italiane: numerose e preparate!
La survey ha ottenuto 222 risposte, un numero che ha superato le nostre aspettative.
Il campione contiene professioniste, quasi totalmente di nazionalità italiana (98%), di età compresa tra i 26 e i 65 anni, che già lavorano o si stanno preparando per lavorare nel settore della Cyber Security.
Oltre la metà delle rispondenti è laureata (55%), mentre un terzo (31%) ha conseguito una formazione post-laurea.
La maggioranza (81%) ha anche conseguito una formazione specifica per il settore, mentre quasi un quarto (19%) invece non ne ha avuto bisogno.
Gli anni di esperienza nella Cyber Security sono variegati: oltre un quinto (26%) è relativamente nuova del settore e ci lavora da 1-3 anni, mentre quasi un quarto (17%) sono veterane che se ne occupano da oltre 10 anni; il 16% da 3-5 anni, il 13% da 5 a 10 anni.
Alla Cyber Security ci si avvicina prevalentemente per curiosità, la predisposizione un po’ “nerd”, il caso o le offerte ricevute, ma anche le opportunità che il settore offre.
Solo il 9% dichiara che questo era proprio il settore in cui aveva intenzione di approdare e per cui si è preparata o si sta preparando.
Non solo ruoli tecnici
La maggior parte delle professioniste (44%) ricopre soli tecnici della Cyber Security.
Il resto è suddiviso tra funzioni di marketing (10%), commerciali (7%), di amministrazione di sistema (7%), di ricerca (5%), ambito legale (5%), project management (4%), divulgazione (3%), amministrazione (2%), comunicazione (2%) e altre funzioni rappresentate in misura minore.
Una dimostrazione che la Cyber Security non è costituita solo da funzioni tecniche.
In prevalenza, le professioniste sono Collaboratrici (28%), Responsabili (25%), Consulenti interni (20%) o esterni (12%).
Solo una minoranza (5%) però ricopre una funzione dirigenziale C-Level (CEO, CIO, COO, CTO, …).
La disparità di genere non è un vero problema, forse!
È noto che quello dell’IT e della Cyber Security in particolare è un ambiente di lavoro prettamente maschile, ma questo contesto non sembra aver creato problemi alle cyber professioniste italiane.
La quasi totalità delle rispondenti (92%) non ha, infatti, riscontrato alcuna criticità nel contesto lavorativo, anzi, è rimasta indifferente (51%), l’ha accettato come sfida (23%) o l’ha addirittura trovato stimolante (18%).
La disparità di genere nel settore è quindi meno problematica nella realtà italiana di quanto immaginavamo.
Anche il tema del salario pare non essere troppo preoccupante, almeno non a livello di gender: il 39% ha dichiarato di ricevere una retribuzione pari rispetto a quella dei colleghi uomini.
La metà (49%) delle professioniste, inoltre, gode della stessa considerazione dei colleghi da parte dell’azienda, a dimostrazione che le competenze contano più della biologia, mentre solo un terzo lamenta di essere tenuta meno in considerazione professionalmente rispetto ai colleghi uomini.
Ci sono però altre tematiche che mettono in luce una situazione sulla quale è necessario intervenire maggiormente in futuro.
Quando si parla di tempistiche di carriera rispetto ai colleghi il 40% complessivamente non ha riscontrato differenze (34%) o ha goduto addirittura di una carriera più veloce dei colleghi (6%); mentre il 39% afferma invece che il proprio percorso professionale è stato più lento.
Risultato simile quando si analizzano le opportunità professionali: il 42% riconosce di aver avuto le stesse opportunità dei colleghi uomini, il 40% meno opportunità.
Il tema, quindi, resta dibattuto.
L’equilibrio lavoro – famiglia è, tuttavia, il classico nodo che viene al pettine e rappresenta il tema più sentito per le professioniste italiane della Cyber Security: per il quasi la metà (48%), infatti, la situazione è più problematica rispetto ai colleghi uomini.
È evidente che in un paese tradizionalista come l’Italia, la gestione familiare sia ancora eccessivamente a carico della donna, a riprova che c’è ancora molto lavoro da fare, e certamente non solo nella Cyber Security, per quanto riguarda la parità di genere sul lavoro.
Conclusioni
Il ritratto della Cyber Security femminile nazionale che emerge da questo sondaggio è certamente interessante e al tempo stesso rassicurante quanto meno in merito alle problematiche considerate più comuni.
La cyber professionista italiana risulta matura, mediamente colta, preparata e per niente intimidita dall’ambiente di lavoro prevalentemente maschile.
Restano delle problematiche da risolvere, come la gestione più equa degli obblighi familiari o una maggior presenza nelle posizioni dirigenziali.
Sono certa che le varie campagne di sensibilizzazione sul tema, sull’importanza della Cyber Security e sulle relative esigenze di mercato, produrranno notevoli effetti in futuro ed una presenza femminile nel settore ancora più massiva.
Buon lavoro!
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